DON CIPRIAN OCEN P’AKEC
E’ molto difficile per esempio, descrivere con poche righe la mia chiamata al sacerdozio. Si tratta di un’esperienza lunga e personale che le parole non sono in grado di esprimere adeguatamente. Cio’ che sto per presentare, quindi, è solo una sommaria descrizione delle circostante che hanno portato a questa chiamata.
Sono nato in una famiglia cristiana nel 1961, il 23 Gennaio. Fino al 1986 la mia famiglia contava dieci membri: cinque fratelli, tre sorelle e i genitori.
Prima che incominciassi ad andare a scuola, mio fratello maggiore, che frequentava già la sesta classe di primaria, mi parlava spesso di un prete, loro insegnate di Religione, che lo aveva cosi`bene impressionato da fargli desiderare di diventare anch’egli sacerdote. M’aveva detto che si trattava di un uomo Bianco.
Non riuscivo a capire mio fratello, dato che non potevo immaginare un sacerdote Nero-non sapevo che anche i Neri potessero diventare preti! Percio’ pensavo che stesse dando i numeri. Fini’ comunque, per diventare solo un insegnante- sposato con cinque figli.
Quando incominciai la scuola primaria nel 1971, venni a contatto con un prete italiano-un missionario comboniano, insegnante di Religione e incaricato dei giovani della parrocchia. Introdusse un movimento religioso al quale participarono molti giovani.
La “Crociata” era un movimento assai dinamico, basato sulla preghiera, sull’unita’ Cristiana e sull’apostolato. Avevamo un incontro ogni Venerdi’, durante il quale ogni membro riceveva un incarico per il fine settimana. I compiti piu’ comuni erano visita e assistenza agli ammalati e anziani del villaggio, recita del Rosario nelle famiglie, pulizia della Capella; ogni Domenica i membri-normalmente a piccoli gruppi-facevano la relazione del lavoro svolto a tutto il gruppo: successi, fallimenti, e difficoltà. Poi seguivano le reccomandazione e i suggerimenti per i futuri progetti di lavoro. Cio’ ci piaceva molto.
Durante l’ultimo anno della scuola primaria nel 1977, feci una nuova esperienza nella vita: il prete presento’ a noi ragazzi l’idea del sacerdozio-cio’ mi fece ricordare la storia di mio fratello che dava i numeri! E quando dissi proprio a mio fratello che volevo diventare prete, mi rispose con ironia: “tanti auguri!”
Finalmente un giorno ne parlai con loro. Mi chiessero se fossi serio. Al mio si’, mi dissero di far cio’ che ritenevo un bene per me nella vita. Fui piu’ sorpreso che contento davanti a questa reazione dei miei genitori. Non mi sarei mai aspettato un atteggiamento cosi’ aperto.
I miei coetanei mi pressero per un pazzo; non potevano capire. Percio’ mi rifiutarono la loro amicizia, e fu un grosso colpo per me. Quando, pero’, parlai con il sacerdote della reazione dei genitori, seppi che due ragazzi speravano di entrare in Seminario. Il prete mi disse di tenere loro compagnia.
Nel 1978, tutti e tre entrammo in Seminario, ma gli altri due entrarono nell’università dopo la formazione del Seminario minore. Io entrai nel Seminario maggiore (Alokolum National Major Seminary, Gulu) nel 1983 per lo studio della filosofia.
Dopo tre anni di filosofia (1986), feci un anno di pastorale, durant il quale potei riaffermare il mio desiderio di diventare prete. Lo dissi al Vescovo che volle che continuassi la mia preparazione al sacerdozio con lo studio della teologia in seminario.
Alla fine del terzo anno di teologia, chiesi di essere ordinato diacono, ma il mio Vescovo volle che venissi a Roma a continuare la mia preparazione. E cosi’ nel 1989, mi sono arrivato in Italai per la prima volta.
E’ stato durante il mio soggiorno a Roma, che il Signore mi ha fatto venire a Comunanza; non riesce a spiegare com’e’ stato perche’ il Rettore del Pontificio Collegio Urbano de “Propaganda Fide”, via Urbano VIII n.16, chiedeva i Vescovi/Parroci delle diocesi Italiane di accogliere qualche seminarista nelle loro diocesi/parrocchie. E questi senza conoscere che tipo di persona questa seminarista e’, rischia di accoglierlo. Allora mi sono accolto a Comunanza per la prima volta nel 1990 dal don Gabriele Silvestri il parroco al ora.
Nel giorno 20 Aprile 1991 sono diventato Diacono nella parrocchia di San Catherina di Alessanda a Comunanza per l’imposizione delle mani di Mons Giuseppe Chiaretti, Vescovo di San Benedetto del Tronto Ripatransone e Monalto. A Dicembre lo stesso anno il giorno 21, sono stato ordinato sacerdote nel Catedrale di San Giuseppe a Gulu, in Uganda dopo di che sono tornato a Roma per finire i miei studi e sono partito definitivamente per l’Uganda in Ottobre 1992.
Nel mio soggiorno in Italia, mi e’ piacuto molto campo scuola, l’esperienza a Cottolengo-Torino, a Lourdes, a Loreto, ed a Ferrà di Montemonaco.
Il primo incarico nella diocesi dopo che sono tornato e’ stato come parroco, di riaprire una parrocchia che, a causa della guerra nella zona, era rimasta chiusa senza sacerdote per sette anni. Oltre a quello dovevo curare anche di un’altra parrocchia a trenta chilometri nord-verso il confine di Sudan. Eravamo in due, sacerdoti novelli, studati a Roma.
La vita in quella parrocchia era impensabile: la chiesa mancava le panche, la casa parrocchiale mancava le finestre, luce, acqua, niente. Poi al composto c’era la tomba massa, perche’ i soldati che li abitavano per tre anni e buttavano gente che l’uccide in quel buco. Gli unici mezzi di trasporto per i primi tre mesi che avevamo erano due biciclette! Quando ha piovuto e’ meglio andare a piedi che con la bicicletta! Quelli tra voi che sono stati da noi possono immaginare quello che sto dicendo! Allora vivere in quella parrocchia per noi assomigliva a passare dal paradiso all’inferno: in oltre parole da Roma dove stavamo bene alla situazione di mancanza di quasi tutto.
Dopo sei mesi, mi sono transferito al Seminario minore di Sacro cuore di Gesù a Lacor come insegnante, padre spirituale e Direttore delle vocazioni nella diocesi. Un anno dopo, mi hanno fatto vice Rettore, Direttore di Vocazioni ed insegnante.
Nel 1997 mi hanno nominato di stabilire l’ufficio della giustizia e pace della diocesi e l’incarico che sto faccendo fino adesso. Nella Commissione di Giustizia e Pace siamo incaricati ad educare gente contro gli ingiustgia sociale, conflitti violenti, e promuovere la cultura di pace nelle scuole. Questo impegno per me é stato molto pesante oltre insegnare, e dirigere le vocazioni. Allora dovevo smettere insegnare, ed essere direttore di vocazione.
L’anno 2007 ha aperto un capitolo nuovo nella mia vita: mi hanno fatto parraco di una parrocchia che per cinque anni, sempre a causa della guerra, era chiusa. Siamo in due nella parrocchia di Atanga. Don Patrick Otim Lakwera-sacerdote da due-é vice parroco.
La storia di queste parrocchia riaprite dopo chiusura é sempre quasi uguali: niente aqua dentro casa, niente luce, e cosi via. Atanga é situata circa 60 chilometri lunga la strada da Gulu a Kitgum, nel distretto di Pader.
Le nostre preocupazioni sono: rinnovamento della fede-catechesimo, la salute, educazione, i beni materiali, e pace.
Dal 1996 fino a tre anni fa si abitavano nei campi profughi a causa della guerra. Allora hanno perso quasi tutto che bisogna cominciare da capo se riusciremo a trovare dove sta il capo!!!
La medicheria sta per finire. Questa serve per controllare le malatie priventabili; il trattore che i nostri amici italiani ci hanno donato ci aiuterà per coltivare perché la terra é molto richa. Cosi avremmo da mangiare, e ache per comercio; per l’eduazione ci sono 26 scuole nella parrocchia. Cerchiamo di incorragiare sia i bambini che i genitori e gli insegnante a impengarsi. Per la pace, continuamo a portare avanti la cultura di pace tra i giovani.
E cosi via…………….
Don Ciprian